Le Vendicatrici. Ksenia by Marco Videtta & Massimo Carlotto

Le Vendicatrici. Ksenia by Marco Videtta & Massimo Carlotto

autore:Marco Videtta & Massimo Carlotto [Videtta, Marco & Carlotto, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858408407
Google: V_MvEvpylAoC
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2013-05-07T01:19:09+00:00


Sei

Sara si piazzò sotto casa di Luz. Mezz’oretta piú tardi Ksenia uscí reggendo un sacco della spazzatura e si diresse verso il cassonetto. Quando si girò se la trovò di fronte.

– Ciao, ti ricordi di me?

– Certo, la profumeria, qualche giorno fa.

– Ti devo parlare.

– E di cosa?

– Di Assunta Barone, di Marani, dei fratelli Fattacci.

Ksenia impallidí. – Ho chiuso con quella gente, – disse con un filo di voce.

– Tu hai chiuso, ma loro la pensano diversamente.

La siberiana alzò le mani come per proteggersi.

– Lasciami stare, – negò, allontanandosi. – Non possono piú toccarmi.

– Ti faranno ancora del male, – disse Sara in tono deciso. – Ascoltarmi è l’unico modo che hai per salvarti.

– Ma chi sei? Una poliziotta?

– Sono solo una vittima. Una delle tante della banda Barone.

– Sei a strozzo pure tu?

– No, ma i fratelli Fattacci mi hanno violentata su ordine del tuo ex marito, – rispose. – E a te capiterà di peggio.

– Mi stai spaventando, – protestò Ksenia, sempre piú agitata. Pensava di essere al sicuro e invece ecco che spuntava questa tizia a trascinarla nell’orrore del passato.

– Per il tuo bene, – ribatté Sara indicando la sua auto. – Ti chiedo solo di ascoltarmi.

– Possiamo parlare qui. Io non ti conosco.

– Qui ci vedranno. I Fattacci ti controllano e il rischio è troppo grosso per entrambe.

– D’accordo, allora chiamo la mia amica e andiamo a casa mia. Ascolteremo insieme quello che hai da dirmi.

– Luz? Se vuoi, ma non mi sembra una buona idea.

– Perché?

– Sei in guerra, Ksenia. Meno persone care coinvolgi, meglio è.

– Cosa significa? Non capisco.

– Ti devi fidare e venire con me, – rispose Sara avviandosi alla macchina.

La siberiana guardò la donna. Non sembrava pericolosa. Sospirò e la seguí.

Una ventina di minuti piú tardi Ksenia osservava inorridita la sedia imbullonata al pavimento, gli anelli, il letto e le catene con i lucchetti.

– Tutto questo è per te, – disse Sara. – Ti vogliono sequestrare e portare qui per violentarti e seviziarti. Perché tu sai qualcosa che vogliono sapere oppure hai qualcosa che vogliono recuperare. E non hanno la minima intenzione di lasciarti tornare a casa dalla tua Luz. La tua ultima destinazione è una fossa senza nome.

La siberiana crollò. Una crisi isterica da manuale. Sara la calmò e la condusse fuori dalla palestra. Poi la portò nel suo rifugio.

Il canile era vuoto!

Questa l’atroce verità che si era parata davanti agli occhi dei fratelli Fattacci. Invano il custode aveva cercato di spiegare che da cinque o sei anni gli animalisti portavano avanti una battaglia che si era conclusa da pochi giorni con l’adozione degli ultimi due cani reclusi.

– Ma che cazzo stai a di’! Il cane nostro l’hanno portato ieri.

Il custode, a cui giravano le palle visto che stava per perdere il posto di lavoro, scosse la testa, fece spallucce e si girò dicendo che si sbagliavano e che erano mesi che nessuno portava piú un cane.

– A’ infamone! – urlò Graziano. – Dillo che te sei venduto er cane



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